Tomba Etrusca - Bettona
La tomba etrusca è situata poco lontano dal centro di Bettona, lungo la via Etrusca, la strada che collega Torgiano a Bettona. Si tratta di una grande camera sepolcrale scoperta agli inizi del Novecento e databile tra la fine del III sec. a.c. e gli inizi del II sec. a.c..
Un breve corridoio a cielo aperto (dromos) conduce alla porta, in origine costituita da due lastroni di travertino muniti di cardini, due gradini, in gran parte originari, consentono quindi di accedere alla camera sepolcrale. L’accesso è a tutto sesto con un alto architrave arcuato e dal profilo irregolare. Oltrepassato questo si entra in un unico ambiente la cui copertura è costituita da una volta a botte, realizzata con blocchi di pietra regolari disposti in filari nel senso della profondità della tomba, a formare un perfetto semicerchio. Immediatamente prima della soglia di ingresso è visibile un foro per il deflusso delle acque, un altro, corrispondente, è nel primo lastrone del piano pavimentale. Entrambi servivano per convogliare le acque in un vano di raccolta sotterraneo, in corrispondenza dell’ingresso.
La tomba è realizzata in opera quadrata di arenaria (m. 7,86 x 4,25), lungo le pareti laterali e la parete di fondo corrono quattro banchine a gradini per la deposizione delle urne cinerarie e del corredo dei defunti.
Al momento della scoperta, come detto agli inizi del '900, si presentava già violata e manomessa, con la copertura crollata e gran parte dei blocchi asportati in corrispondenza dell’ingresso, presentava le urne cinerarie e gli oggetti di corredo in posizione sconvolta e senza alcuna connessione tra i singoli elementi e le varie deposizioni. Per motivi di sicurezza, sono stati lasciati all’interno della tomba solo pochi frammenti di urne e coperchi, sparsi sulle banchine, mentre i materiali di corredo recuperati sono conservati presso il museo Archeologico Nazionale di Perugia. Importanti, tra questi, alcuni ornamenti femminili e gioielli in oro e pietre dure, braccialetti in pasta vitrea e raffinate coppe vitree di probabile produzione orientale; tra i bronzi alcuni elementi relativi ad un cofanetto e una piccola lamina con iscrizione incisa forse con un punteruolo, che riporta il gentilizio Voisius, cioè il nome della stirpe di appartenenza, di origine umbra. Tra gli oggetti di corredo recuperati si segnalano monili in oro e monete databili tra la fine del III e gli inizi del II sec a.C. Grazie a queste e agli altri materiali rinvenuti è stato possibile ipotizzare una continuità d’uso dalla metà del III fino al I sec. d.C.
L’ultima deposizione, avvenuta forse in epoca successiva all’abbandono della tomba, risale all’inizio del I sec. d.C. ed è documentata da un’epigrafe latina menzionante un magistrato municipale vettonese che rivestì in vita l’importante carica di praetor Etruriae, sacerdozio della ricostituita lega delle città etrusche.